Coronea, il Franciacorta Brut da 120 euro

scelta tranchant per i 3 ettari di Andrea Bignotti e Chiara Turelli: “poche bottiglie di qualità assoluta”

Lui veterinario. Lei ingegnere. Che i calcoli non fossero un problema, a casa di Andrea Bignotti e Chiara Turelli, c’era da aspettarselo. Eppure esce dagli schemi il Franciacorta Brut di Coronea, cantina fondata dalla coppia nel 2012, a Sale di Gussago (BS): 120 euro a bottiglia al ristorante, da una base di partenza di circa 80 (Iva inclusa).

“Quando abbiamo deciso di iniziare questa avventura – raccontano Andrea e Chiara – ci hanno detto che per stare in piedi con i nostri 3 ettari di Chardonnay, avremmo dovuto produrre almeno 80 mila bottiglie. Abbiamo deciso di farne circa 10 mila, fissando il prezzo a circa dieci volte tanto quanto ci veniva suggerito, per puntare sulla qualità assoluta del prodotto”.

Scordatevi Sherlock Holmes e Watson. Perché è tutto tranne che una conta “elementare”. “La nostra prima etichetta, vendemmia 2013, è il frutto di un unico vigneto, disposto a corona attorno alla cantina – commenta Andrea Bignotti – e il Franciacorta di Coronea vuole rispecchiare il più possibile la straordinarietà del luogo in cui prende vita”.

Del resto, la coppia può coccolare la sua creatura senza troppi patemi: “Continuiamo a portare avanti il nostro lavoro principale come prima – ammette candidamente la coppia di neo vignaioli – perché per noi fare un vino che trasmetta l’amore per il territorio in cui siamo nati e cresciuti è una questione di cuore, che per ora resta complementare”.

Ad affiancarli, in cantina, una sicurezza assoluta come l’enologo Cesare Ferrari. E a confermare la bontà del progetto sono i numeri, ancor prima dell’assaggio del Blanc de Blancs. La resa in vino dei 3 ettari di vigneto è del 57%. L’affinamento sui lieviti di 30 mesi.

Ma soprattutto, per preservare le caratteristiche dell’uva e valorizzare il terroir, il dosaggio è minimo: 4 grammi litro alla sboccatura. Risicati i livelli di solforosa, che si aggirano attorno ai 46 milligrammi per litro, a fronte di un limite legale di 185 mg/l. Numeri e chiacchiere che non servirebbero a nulla, se Coronea non fosse pure ottimo.

LA DEGUSTAZIONE: 94/100 WineMag.it

Nel calice, il Franciacorta di Coronea si presenta di un giallo paglierino luminoso e brillante, ravvivato da un perlage molto fine e fittissimo. Primo naso di un’invitante e suadente pasticceria, in cui si rincorrono ricordi di agrumi, frutta esotica e fiori freschi.

Convince anche al palato, dove il perlage si fa spuma sottile e avvolgente, tanto da richiamare la percezione avvolgente tipica d’un Satén. È una sensazione di “morbido asciutto” quella che lascia in bocca il Franciacorta Coronea. Qualcosa di aristocraticamente garbato, pur nella sua estrema nettezza.

Una pulizia raccontata da un particolare preciso: le note di pasticceria, che in diversi Metodo classico (italiani ed esteri, Champagne compresi, ebbene sì) finiscono per stancare, nella loro ostentata opulenza, il Coronea costituiscono la cifra di una facilità di beva estrema, che non scade però nella banalità o semplicità.

L’ETICHETTA
All’altezza anche le scelte estetiche. Un Franciacorta dall’etichetta in rilevo, stampata su metallo. A dominarla, il logo della cantina Coronea: il leone di Giuda, appunto coronato, che appare nel libro della Genesi. Così come Coronea è assieme genesi di un’avventura e rinnovata somma, per Andrea Bignotti e Chiara Turelli. La scritta in latino sullo stendardo, Lux in tenebris lucet, fa riferimento al concetto di vino della coppia: “Un nettare che porta convivialità e, a suo modo, diventa qualcosa capace di risplendere nelle tenebre”. Stralci di simbolismo anche nella presenza di una palma e della stessa corona. La cantina si trova in via Santo Stefano Martire a Sale di Gussago, poco lontano dalla casa parrocchiale intitolata al primo martire. Palma e corona sono i simboli del santo, morto lapidato. Infine la scritta Franciacorta, la cui particolarità risiede nella scelta del carattere. “Un corsivo italico – spiega Andrea Bignotti – coniato da Bernardino Cataneo per la lettera indirizzata al Caterina de’ Medici, utile ad accompagnare il regalo di un volume dell’Orlando furioso, il poema di Ludovico Ariosto”.

La sposa di Enrico II fu regina di Francia nella metà del Cinquecento. Oggi, un Franciacorta in più punta a insidiare i primati d’Oltralpe. Col piazzamento sul mercato, impresa già riuscita. Nel calice, lo dirà solo il tempo.

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